amarsi un po’

16 Aprile 2020

“Amarsi un po’ è come bere, più facile è respirare, basta guardarsi e poi… avvicinarsi un po’.”
Inizia così la nota canzone di Lucio Battisti, Amarsi un po’.
Era la primavera del 1977 e in Italia soffiava un vento rivoluzionario.

Sette anni dopo, nel 1984, Amarsi un po’ diventa il titolo di un film cult di Carlo Vanzina. La storia di Cristiana e Marco: lei bellissima principessa annoiata dall’etichetta, lui borgataro elettrauto di umilissime origini. Si incontrano, si scontrano, si amano, percorrendo chilometri di strade batticuore nell’Italia di metà anni Ottanta. Non è il semplice racconto di un amore tra adolescenti, un ventennio prima di Federico Moccia e Tre metri sopra il cielo; in quel film c’è molto di più, nonostante sia stato completamente bocciato dai critici di allora (e di oggi). Rivedere certe immagini ora regala un misto di nostalgia e sorriso.

Marco (Claudio Amendola) e Cristiana (Tahnee Welch) nel film Amarsi un po’ (1984) di Carlo Vanzina

Amarsi un po’ nel 2020: è possibile? Come è improvvisamente cambiato e come cambierà il nostro modo di amare? Ma anche: come cambierà il sesso?

sesso e amore

È una domanda che ogni tanto mi faccio, dato che sono emersa nel panorama letterario come “scrittrice erotica”, etichetta, questa, in cui non riesco a riconoscermi pienamente, perché spesso finisce per confinare il genere (e chi ne scrive) in un luogo oscuro e apparentemente senza vie d’uscita. Anche per questo, nell’articolo di oggi ho deciso di riproporvi un monologo che ho scritto due anni fa per il programma di Rai DueNemo-Nessuno Escluso”.

“Molti pensano che i miei romanzi descrivano situazioni come lo squirting o pratiche come il bondage, o qualunque altra fantasia sessuale dell’immaginario pornografico.
Per questo, secondo i media, io sarei una scrittrice erotica, un’etichetta che mi ha confinata in un preciso genere letterario.
Solo che la narrativa non ha per forza bisogno di etichette per esprimere il proprio potenziale.
La stessa cosa vale per il sesso.
Selvaggio, tantrico, sadomaso, estremo. Quanti aggettivi conosciamo per definirlo?
Proviamo però a spogliarlo da ogni connotazione e a prenderlo per quello che è. Sesso. Una parola che in bocca all’uomo suona in un modo e in bocca a una donna troppo spesso assume un significato diverso.

Eh già, perché se a una donna piace il sesso, se ne parla o addirittura ne scrive, allora subito si accendono fantasie, miti… che molto spesso, però, sono falsi.
Perché migliaia di donne, che hanno letto i miei libri, mi hanno scritto e si sono confidate. E il 90% sapete cosa vogliono? Essere ascoltate, con tutti i sensi. Hanno bisogno della “storia”, non importa se dura un’ora o tutta una vita. Hanno bisogno di una sessualità dove la mente e il corpo sono connessi, volendo anche il cuore
Vogliono passionalità e non possessione. Vogliono più abbracci e meno schiaffi sul sedere, perché gli abbracci, che tanto spaventano (certi uomini), sono più fighi. Fanno bene. E il sesso diventa qualcosa che ti arricchisce, non ti svuota.

E poi vogliono sentirsi libere, sempre. Non giuste, perfette, moderne, disinibite. Ma libere. Libere di trovare in loro il valore e la forza a cui ancorare il rispetto per quello che sono. Per quello che siamo. Lo squirting o qualsiasi altra pratica erotica è solo un tassello, un’etichetta appiccicata a una realtà più profonda e complessa.
Nei miei romanzi il sesso c’è (e in abbondanza), ma sempre come esito di un percorso in cui vige la regola del rispetto dei cuori e dei corpi. È realismo, è un incontro di anime, oltre che di corpi, è consapevolezza, onestà, rispetto.
Quindi, basta falsi miti sulle donne, che devono essere come quelle dei porno su internet. Come nei romanzi. Quella è finzione.
Il sesso, come l’amore, vuole soltanto verità.”

amare è un atto coraggioso

Personalmente non sono mai riuscita a scindere sesso e amore.
Ho sempre amato, non importa se per un’ora, una notte, una storia. L’importante è sentire. Ed è un sentire profondo, connesso alle corde dell’anima. Anche Elena, la protagonista dei miei romanzi, ama. E lo fa assumendosi tutti i rischi innescati dal verbo amare.
Come ripeto sempre a una mia amica (e un po’ a me stessa), “amare è un atto coraggioso”.
Dopo il Coronavirus, ci vorrà ancora più coraggio, anche solo per amarsi un po’.

Magari giovedì prossimo continuiamo il discorso…

Per oggi da #fattoreB è tutto!

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